L'orso, una versione trash. Aprile 2010

La Versione trash, sesta delle sette che il GTC ha elaborato fino ad oggi, è il risultato delle esperienze dei tre attori, provenienti da una formazione teatrale comune che negli ultimi anni ha insistito su alcuni linguaggi teatrali specifici, come quello del grottesco e del nonsense, e da “gusti” comuni, elaborati da spettatori nel corso dei tre anni di attività. Un ruolo importante nella scelta della “versione” ha sicuramente giocato il percorso di re-interpretazione che il Gruppo ha seguito dalla sua fondazione fino alla primavera del 2010.
Se la versione precedente (versione femminista), con il suo coro di donne poteva prendere spunto dalla tragedia greca, non dimenticando la base comico-grottesca, questa risente senz’altro dell’influenza del teatro dell’assurdo. Il testo cechoviano, così regolare nel suo ricorso a espressioni standardizzate legate a ciascun personaggio, a una climax di intensità emotiva che dal lutto passa all’ira e poi all’amore, viene qui trattato come Testo, sequenza di parole staccate dall’azione, producendo una disarticolazione del linguaggio e una totale discrepanza tra battuta e azione che ricordano lo stile della Cantatrice calva o della Lezione.
I personaggi agiscono senza un motivo logico, gli attori rompono con l’approccio abitudinario al testo di Cechov cercando soluzioni che prendono spunto dall’accostamento degli anni Ottanta-Novanta con gli anni Settanta, che cercano il brutto, il dissacrante, il ridicolo, il trash, appunto.
Alcuni aspetti che sono ormai entrati a far parte dello stile del Gruppo di Teatro Campestre (il canto a cappella, i fiori freschi inevitabilmente distrutti, l’effetto sorpresa sullo spettatore), vengono qui portati alle estreme conseguenze.