Il manifesto del Teatro Campestre, luglio 2008

LA VOCE, LE PAROLE.
La voce serve a instaurare un contatto vocale tra gli attori;
Serve ad allenare la memoria, perché si studia tanto in poco tempo e si recita in condizioni improvvisate e ostacolanti;
Libera il corpo dall’impaccio di non saper cosa dire;
Mette alla prova il fiato;
Dà il ritmo della salita;
Completa a dà un senso di teatro al tutto.
MA
Non è l’essenziale, è un mezzo, un pezzo in più.

LO SPAZIO.
Lo spazio del ruscello ha diverse caratteristiche:
È bello da vedere;
È naturale;
È impervio, in certi punti costringe il corpo a muoversi a seconda dell’ostacolo che incontra: non sempre è l’attore che decide che movimento fare.
Fornisce una gran quantità di materiali:
-le pietre,
-le piante,
-l’acqua, l’acquaaa!
-i rifiuti trasportati dal torrente,
-le foglie,
-la terra,
-gli insetti.


IL CORPO.
     Il corpo è fatto per subire lo spazio circostante e allo stesso tempo per recitare portando avanti il testo.
Immagine del corpo che subisce è il fatto che gli attori sono vestiti ma non per questo evitano l’acqua. I vestiti danno l’agilità necessaria a scavalcare gli ostacoli, ma allo stesso tempo appesantiscono il corpo, lo violano.
Il corpo deve essere in movimento. Bisogna compiere un’ascesa faticosa, non necessariamente costante, il ruscello non è così impervio da rallentare il percorso.


GLI ATTORI.
Gli attori devono seguire due livelli:
1-      Il livello individuale.
L’attore deve affrontare a suo piacimento le possibilità di movimento che incontra strada facendo. Deve godere dello spazio, scegliere quello che gli piace.
2-      Il livello collettivo.
Non si deve mai perdere di vista il gruppo. Bisogna essere compatti agili e scattanti per proseguire allo stesso modo, insieme.
La compattezza è aiutata dalle battute, che spesso legano due o tutti e tre i personaggi.
Nonostante questo, non è uno spettacolo vero e proprio in cui l’attore che non parla sta fuori. Non c’è un fuori, né ci sono movimento e gesti imposti dal testo.
Chi è fuori deve stare dentro comunque, sostenere chi sta parlando.

LO SPETTATORE.
Anche lo spettatore ha un ruolo. Non deve interferire con gli attori, ma come loro deve affrontare gli ostacoli, inevitabilmente potrà trovarsi a contatto con loro, nella loro stessa acqua. (Dev’essere terribilmente emozionante!)

IL TESTO.
La scelta del testo ha seguito criteri pratici prima che espressivi.
C’era bisogno di una discreta quantità di parole, di tre personaggi, di un atto unico già fatto e funzionante, facile da capire e da recitare, neutro per quanto riguarda scenografia e caratteristiche dei personaggi, non fighetto.
 È allo stesso tempo un mezzo e un contenitore da riempire, ma la sua resa non è il problema principale, deve lasciare gli attori liberi e dare loro più libertà.
Certo è che un salotto borghese in un torrente ha dell’affascinante…


Questo Teatro Campestre è prima di tutto un allenamento, una recitata sotto sforzo, che dà la possibilità di indagare su certe caratteristiche umane –sia psicologiche sia fisiche-  in un contesto anomalo. Oltre che alle cose dette sopra, il testo deve dare degli spunti emotivi per l’indagine. Non c’è nulla di spirituale o freak in tutto questo. È un allenamento fisico e attoriale.

COSE PRATICHE.
-Abbigliamento completo, scarpe adatte;
-Evitare situazioni rischiose, come tuffi in zone troppo profonde (se ci sono): i vestiti bagnati pesano;
-Lo spettatore: essendo in tre attori possiamo decidere di invitare più di una persona. Ma chi viene deve seguirci, non siamo noi a doverlo aspettare. È come se assistesse a una prova, un allenamento.
-In qualche modo bisogna immortalare il tutto: accanto allo Spettatore potremmo mettere un Fotografo molto agile.
-Si può visitare prima il posto, ma senza sprecarlo.
-Le battute: bisogna saperle perfettamente, quasi senza pensarci, come un rosario. Finché non le sappiamo così non lo facciamo.